1544. Nasce a Sorrento,da Bernardo, nobile bergamasco e letterato di fama autore di un poema cavalleresco l’Amadigi, e da Porzia de’Rossi, nobildonna toscana.
1552. Bernardo segue in esilio il suo signore, il principe di Salerno. Torquato resta a Napoli con la madre e la sorella Cornelia.
1554. Raggiunge il padre a Roma, e lascia la madre che morirà due anni più tardi senza che il figlio abbia potuto rivederla.
1556. Iniziano le sue peregrinazioni nelle città e nelle corti italiane. In questi anni Torquato riceve una ricca formazione intellettuale, prima nelle corti, poi nelle Università di Bologna e Padova dove segue corsi di diritto prima di dedicarsi con passione alle lettere. In quest’anno si trasferisce a Bergamo.
1559. Si trasferisce con il padre a Venezia, e lì intraprende la prima stesura di un poema epico sulla prima crociata, il Gierusalemme.
1560. Passa a Padova per frequentare quella prestigiosa università dove studiò dapprima il diritto, per poi passare alla filosofia e alla letteratura. Qui gettò le basi della sua cultura filosofica, anche attraverso la conoscenza di Sperone Speroni, che era uno dei rappresentanti più autorevoli dell’aristotelismo.
1562. Scrive, sull’esempio del padre, un poema epico di argomento cavalleresco, il Rinaldo, e iniziò a comporre rime d’amore per Lucrezia Bendidio, una dama della duchessa Eleonora d’Este, e per Laura Peperara, conosciuta a Mantova.
1565. a. Entra nell’Accademia padovana degli Eterei con il nome di Pentito.
b. È assunto al servizio del cardinale Luigi d’Este, e si trasferisce a Ferrara, città che lo affascina molto, dove si inserisce agevolmente nei rituali cortigiani ed è apprezzato per le sue doti poetiche e per l’eleganza mondana.
1567. Pubblica le Rime all’interno del progetto poetico promosso dall’Accademia degli Eterei.
1569. Muore il padre Bernardo a Mantova, dopo una breve malattia.
1570. Accompagna Luigi d’Este in un viaggio in Francia.
1572. Passa al servizio di Alfonso II, fratello di Luigi e duca di Ferrara.
1573. Compone l’Aminta, favola pastorale poi edita nel 1589, e la tragedia Galealto re di Norvegia, che resta però incompiuta.
1575. Porta a termine il Goffredo, titolo originale dell’opera che solo nelle edizioni clandestine comparse negli anni seguenti fu intitolata Gerusalemme liberata.
1576. Viene nominato storiografo ufficiale della casa d’Este. Si manifestano i primi segni di squilibrio mentale. Torquato si sente bersagliato dall’invidia degli altri cortigiani e teme che questi complottino contro di lui.
1577. Dopo un breve periodo di viaggi, torna a Ferrara e, in preda a una crisi persecutoria, chiede di essere sottoposto al giudizio dell’Inquisizione. Viene assolto, ma gli episodi di follia si fanno più violenti: un giorno, ritenendosi spiato da un servo, gli scagliò contro un coltello. Il duca, per evitare scandali, tiene confinato Tasso, ma questi fugge. Giunto fino a Sorrento si presenta alla sorella sotto mentite spoglie, annunciandole la propria morte per mettere alla prova il suo amore. Dinnanzi al dolore della sorella svela la propria identità e trascorre alcuni giorni con lei.
1579. Dopo aver peregrinato tra Urbino e Torino, torna a Ferrara ma, non ricevendo l’accoglienza calorosa che si aspettava perché a corte erano impegnati per i preparativi delle nozze del duca Alfonso e Margherita Gonzaga, dà in escandescenze e inveisce contro la corte; per questo viene imprigionato nell’ospedale di Sant’Anna, dove resterà 7 anni.
1579. Durante la prigionia in S. Anna, scrive moltissime lettere e un gran numero di rime, e inizia la composizione dei Dialoghi, che proseguirà fino al 1595. In più fu pubblicata la Gerusalemme senza il suo assenso, in un’edizione incompleta e scorretta.
1585. In risposta alla vasta polemica suscitata dal suo poema, compone l’Apologia in difesa della Gerusalemme liberata.
1586. Esce dalla prigionia grazie al duca Vincenzo Gonzaga di Mantova che ottiene la custodia del poeta, ma l’irrequietezza del Tasso non gli consentì di restare a lungo a Mantova.
1587-1595. Riprende le sue peregrinazioni, dirigendosi prima a Roma, poi a Napoli, dove risiede a più riprese e dove conosce Giovan Battista Manso, il suo primo biografo, e Giovan Battista Marino, e ancora a Firenze e a Mantova.
1587. Completa il re Torrismondo, tragedia che recupera parte della trama del Galealto.
1588. Compone per i frati olivetani che lo ospitano a Napoli il poemetto sulla solitudine claustrale Il Monte Oliveto.
1591. Lavora intensamente a Mantova al rifacimento della Gerusalemme e all’edizione delle sue Rime.
1593. Pubblica le Rime encomiastiche. Compare a Napoli l’edizione della Gerusalemme conquistata.
1594. Porta a termine i Discorsi del poema eroico. Negli ultimi anni si dedica anche alla stesura dei diversi poemetti di tema religioso e in particolare del poema didascalico Il mondo creato.
1595. Muore a Roma il 25 aprile, nel convento di S. Onofrio sul Gianicolo