TEMPORALE
Un bubbolìo lontano. . .
Rosseggia l’orizzonte,
come affocato, a mare:
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un’ala di gabbiano.
PARAFRASI
Il brontolio di un tuono lontano…
L’orizzonte si accende di rosso, come se fosse di fuoco, verso il mare; sui monti il cielo è nero come la pece, in mezzo vi sono nubi bianchi: tra le nuvole nere c’è un casolare: un’ala di gabbiano.
Le caratteristiche formali dominanti della poesia
Versi: 7 versi settenari divisi in 2 strofe di cui una (la prima) di un solo verso.
Rime: ABCBCCA Essa è irregolare
Figure di timbro: Alliterazione in O, inoltre “bubbolio” ha funzione onomatopeica.
Ipallagi: nero di pece, stracci di nubi
Analogia: casolare/ala di gabbiano
Lessico: ad una prima lettura può sembrare facile, ma ad un osservazione più attenta e possibile osservare significati più complessi e profondi, come l’ala del gabbiano che rappresenta la protezione da parte del nido.
Intenzione comunicativa
È subito chiaro che il poeta non si limita a descrivere uno spettacolo naturale. Tanti indizi ci dicono che egli sta piuttosto comunicando uno stato d’animo tormentato, di cui la tempesta e i colori sono “il simbolo”. Ce lo dicono le parole che ha scelto (rosso “affocato”, dal nero “di pece”, dagli “stracci” di nubi); ce lo dice, anche l’utilizzo di brevi frasi senza verbo, poste una dopo l’altra, che non lasciano spazio ai dettagli nella descrizione della natura e sembrano esprimere direttamente uno stato d’animo sbigottito; inoltre ce lo dice il ritmo dei versi, in particolare i versi finali che hanno una più forte foga, questo effetto da un senso di stupore di fronte ad un qualcosa di inusuale all’interno di un contesto completamente diverso (la piccola casa che si distingue contro il nero minaccioso della tempesta).
Più elementi, dunque, concorrono ad esprimere un senso di disagio, di fastidio, di pena che diventa infine attonito di fronte alla minaccia imminente del temporale, dando un senso di fragilità di fronte ai pericoli che si presentano, portando ad un desiderio di rifugio.
Problematica Affrontata
Spesso Pascoli, nelle sue opere, richiama il tema del nido famigliare, attraverso metafore che hanno un significato simbolico. Questo ne è una testimonianza che caratterizza la tecnica dell’autore. Osservando l’opera è possibile comprendere, lo stato d’animo di disagio e di rifiuto rappresentato dall’imminente presenza di un temporale, ma nel verso conclusivo con l’espressione “ l’ala di gabbiano” rappresenta uno stato di serenità e di protezione favorito dalla presenza del casolare che richiama il concetto del nido famigliare. Come sappiamo, le sue opere richiamano problematiche dell’autore presenti nella sua vita.
Collegamento con altre poesie
I versi “Rosseggia l’orizzonte” “Nero di pece a monte”, e “Stracci di nubi chiare” descrivono l’ambiente attraverso tre colori: il Rosso, il Nero e il Bianco. I due primi colori danno sensazioni sia di violenza, il rosso che di paura il nero; mentre il terzo, il bianco, inserisce una nota positiva rafforzata subito dopo, sia dal casolare, simbolo di sicurezza, che dal gabbiano, immagine della fuga. E’ possibile cogliere un collegamento con S. Martino di G. Carducci dove l’autore parla di: “Ceppi accesi.. rossastre nubi… uccelli neri”.
Caratteristica dell’autore, nelle figure di timbro, è l’utilizzo delle onomatopee pure, nel quale riporta il rumore nei suoi, per lo più naturali. Qui, però osserviamo che si presenta un onomatopea semplice ( bubbolio), tale voce è presente in altre poesie come: nella baia Tranquilla, In chiesa, Notte di vento.
Possiamo analizzare, come Pascoli tratti concetti alquanto pessimistici, come in questo caso che tratta il tema della tristezza interiore, rappresentata in un’altra opera: Sera d’ottobre. Parlando del tema possiamo osservare come il poeta utilizzi i colori e i rumori per rappresentare l’infelicità, tale tecnica viene definita “simbolismo”, essa è presente in altre opere dell’autore, come: IL LAMPO, TUONO,SAPIENZA, I gigli…
Poetica dell’autore
La poesia è per Pascoli la voce del poeta-fanciullo, in cui riscopre la realtà delle cose, anche delle più piccole, attraverso lo sguardo innocente di un bambino che osserva il mondo con stupore, cogliendo, però, i significati più nascosti. Quindi secondo Pascoli, si può considera poeta colui che sa esprimere quello che tutti pensano inconsciamente ma che non diranno mai.
In ogni uomo esiste il fanciullo, un parte inconscia che va oltre la ragione e che a volte si confronta con la persona, ma anche con il sopraggiungere della maturità, essa non crescerà mai e continuerà a far sentire la sua voce ingenua, in cui essa ci porterà a seguire quelle emozioni e sensazioni che solo un bambino può avere. Spesso, però questa parte non viene più ascoltata dall’uomo adulto, e in questo che il poeta si distingue, poiché è esso che avrà la capacità, anche da adulto, di dar voce al fanciullo che è in lui.
Inoltre, si può osservare il fatto che Pascoli utilizza fenomeni atmosferici, o la natura per lo più, come similitudini ad accaduti, per lo più pessimistici, che caratterizzato la vita dell’uomo.
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Il Temporale è un componimento poetico di Giovanni Pascoli, tratto dalla raccolta poetica Myricae.
Il temporale non è ancora scoppiato, ma incombe minaccioso all’orizzonte, come la mano nera del destino sulla mia vita.
Piccola ballata di settenari. È una miniatura nella quale troviamo concentrati gli elementi significativi del lavoro poetico pascoliano; nell’ordine:
L’onomatopea: “bubbolìo” (il rombo lontano del tuono);
La sintassi breve: c’è un solo verbo, “rosseggia”;
Le parole del lessico quotidiano: “pece”, “stracci”;
Il tema della casa, metonimia della famiglia ma soprattutto della madre, intese come rifugio e fuga dal mondo. È il marchio poetico pascoliano, legato da un lato al trauma infantile della perdita drammatica di entrambi i genitori, e dall’altro al costante tentativo di ricostituire il mondo perduto che ispirò tutta la sua esistenza.
L’analogia: “un’ala di gabbiano”, qui scelto per la sua qualità di volatile capace di contrastare alla violenza della bufera. È da sottolineare l’efficacia di questa locuzione che si staglia, nella brevità di un singolo verso, a suggellare l’idea della forza protettiva.
Questa poesia è connessa a molte altre, sia di Myricae (Dopo l’acquazzone, Pioggia, Sera d’ottobre, Ultimo canto, Il lampo, Il tuono, Lontana, I ciechi), che dei Canti di Castelvecchio (Temporale, La mia sera). A esemplificazione del procedimento analogico nella scrittura pascoliana, proponiamo l’accostamento di due figure analogiche parallele tratte dai versi finali dei due componimenti contrassegnati dal medesimo titolo di Temporale:
Myricae:
tra il nero un casolare:
un’ala di gabbiano
Canti di Castelvecchio:
…mentre, col suo singulto
trepido, passa sotto
l’acquazzone una chioccia
[…] tra il vento e l’acqua, buono,s’ode quel croccolare
co’ suoi pigolii dietro.
L’uso dell’analogia è nei due casi molto diverso: l’ala di gabbiano si sovrappone in modo gratuito e soggettivo sul proprio “analogo” – la casa – suscitando, con la sorpresa del suo apparire improvviso, l’idea del contenuto profondo che il poeta vuole evocare. La chioccia è invece una figura perfettamente aderente al contesto descrittivo della poesia: lo scrosciare della pioggia sui campi. Ma tuttavia essa si presta a una lettura simbolica, che Pascoli stesso conferma, se non nella stessa poesia, in numerosi altri momenti della sua produzione.