Il Paradiso è diviso in nove cieli; i primi sette prendono il nome dai pianeti del sistema tolemaico, gli ultimi due sono costituiti dalla sfera delle stelle fisse e dal Primo mobile. Il tutto è contenuto nell’Empireo. Il rapporto tra Dante e i Beati è molto diverso rispetto a quello che il Poeta ha intrattenuto coi dannati e i penitenti: tutte le anime del Paradiso, infatti, risiedono nell’Empireo, e precisamente nel catino della Rosa Mistica dal quale essi contemplano direttamente Dio; tuttavia, per rendere più comprensibile al Viaggiatore l’esperienza dal Paradiso, le figure gli appaiono di cielo in cielo, in una precisa corrispondenza astrologica tra la qualità di ogni pianeta e il tipo di esperienza spirituale compiuta dal personaggio descritto. E così, nel cielo di Venere appaiono gli spiriti amanti, e in quello di Saturno gli spiriti contemplativi, ecc. Prima di entrare nell’Empireo, Dante cambia di nuovo la guida: Beatrice lo lascia per cedere il posto a San Bernardo. Nello scandire i tempi del viaggio attraverso il Paradiso, Dante ha presente lo schema dell’Itinerario della mente in Dio di San Bonaventura, che prevedeva platonicamente tre gradi di apprendimento: l’Extra nos, ovvero l’esperienza dei sette cieli, corrispondente alla conoscenza sensibile della teoria platonica; l’Intra nos, o l’esperienza delle stelle fisse, corrispondente alla visione immaginativa; il Supra nos, o l’esperienza dell’Empireo, corrispondente alla conoscenza intellettuale. In questa scansione sono tuttavia presenti anche elementi di carattere scolastico-aristotelico (vita mondana, attiva e contemplativa), e agostiniano (la vita attiva secondo la scientia, e la vita contemplativa secondo la Sapientia)
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