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Sallustio – Analisi del testo Ritratto di Catilina

Nobili genere: ablativo d’origine.

Fuit…pravoque: magna vi è un ablativo di qualità, come il successivo ingenio. Si noti la calibrata struttura di questa prima presentazione di Catilina: vi è un parallelismo degli ablativi di qualità, retti da fuit e in antitesi, separati da sed, ma vi è anche un’insistita variatio, perché il primo ablativo è formato da una coppia aggettivo + sostantivo e specificato da due genitivi in polisindeto (et… et), riferiti a due sfere complementari dell’uomo (magna vi et animi et corporis), mentre il secondo è un sostantivo seguito da due aggettivi in coppia sinonimica, separati dall’enclitica -que (ingenio malo pravoque). Anche Eutropio VI 15, 1 definisce Catilina nobilissimi generis vir, sed ingenii pravissimi.

2. Huic: dativo di hic, da collegare in forte iperbato al successivo grata fuere (= fuerunt); grata è regolarmente di genere neutro perché riferito a nominativi neutri e femminili.

Ab adulescentia: si ricordi che per i Romani l’adulescens era un individuo di età compresa tra i 18 e i 35-40 anni.

Bella… civilis: enumerazione in asindeto, chiasticamente disposta (sostantivo + aggettivo, sostantivo/ sostantivo, sostantivo + aggettivo), ancora con variatio, poiché la prima coppia di sostantivo + aggettivo è plurale (bella intestina), la seconda singolare (discordia civilis). I quattro membri di questo chiasmo sono posizionati in ordine cronologico (per la spiegazione si veda il Commento), ed è stato notato che rispecchiano uno ad uno i vari aspetti della personalità di Catilina su cui Sallustio vuole focalizzare l’attenzione: il bellum intestinum gli consente di praticare la carriera militare, le caedes saziano le sue manie omicide, le rapinae l’ambizione di ricchezza, la discordia civilis gli permette di continuare tranquillamente la carriera politica di funzionario corrotto. Tra l’altro, tutti questi elementi, oltre a qualificare un individuo, sono chiaramente riferiti a tutto un contesto, su cui l’autore fa convergere fin dall’inizio l’attenzione del lettore: uno stato in grave crisi politica e istituzionale, una nobilitas decaduta e corrotta.

Ibique = et ibi: letteralmente “e lì”, ma è meglio tradurre come se vi fosse et in iis rebus; si tratta quindi di una brachilogia.

Exercuit: propriamente “esercitò”; è come se Sallustio volesse far emergere fin dall’inizio i tratti di un giovane nobile e scellerato, che si allena praticando crimini di entità sempre più grave per prepararsi degnamente al sommo crimine, il colpo di stato.

3. Corpus: in parallelismo col paragrafo precedente e col successivo, si deve sottintendere huic fuit; il periodo è dunque ellittico del verbo, come spesso accade in Sallustio, che ama procedere per frasi nominali.

Patiens: participio di patior congiunto con corpus, ha valore di aggettivo ed è seguito da una terna di genitivi oggettivi in asindeto (inediae, algoris, vigiliae).

Supra… est: letteralmente supra = “al di là”, ma si può tradurre come magis. Cuiquam, da quisquam, si usa in frasi negative o con valore negativo. Sallustio inizia a presentare Catilina

come una figura eccezionale, straordinaria, tanto nel bene quanto nel male.

4. Animus: in parallelismo coi paragrafi precedenti, si deve sottintendere huic fuit (frase nominale). Inoltre, questo paragrafo è speculare rispetto al precedente: prima si parlava del corpo, ora dell’animo; tutti e due i paragrafi sono costituiti da frasi nominali, in entrambi vi è un

pronome indefinito, pur se in casi diversi (cuiquam e cuius rei lubet), e compare all’inizio la coppia sostantivo + aggettivo, peraltro con variatio (nel par. 3 sostantivo + aggettivo + tre genitivi; par. 4 sostantivo + tre aggettivi).

Audax, subdolus, varius: enumerazione di tre aggettivi in asindeto; si noti il parallelismo con la terna di genitivi oggettivi al par. 3.

Cuius rei lubet = cuiuslibet rei (tmesi).

Simulator ac dissimulator: Catilina era, cioè, abile nel far credere agli altri il falso, spacciandolo per vero, e, al contempo, altrettanto abile nell’occultare il vero; ciò a conferma dell’atteggiamento di una persona davvero spregiudicata.

Adpetens… profusus: participi con valore di aggettivi, entrambi preceduti dai genitivi neutri sostantivati che reggono (alieni e sui). Catilina si mostra qui un uomo dalla personalità davvero complessa, per non dire contraddittoria, ben evidenziata dall’antitesi tra alieni e sui: era al

contempo avido di ricchezze altrui e scialacquatore delle proprie.

Ardens in cupiditatibus: dopo una struttura ternaria costruita in parallelismo, per cui l’aggettivo o participio segue l’altro elemento che lo specifica (cuius… dissimulator, alieni adpetens sui profusus), ecco lo scarto del quarto membro, in cui avviene il contrario e la determinazione segue

il participio (variatio: ardens in cupiditatibus).

Satis… parum: avverbi e genitivi partitivi in posizione chiastica, collegati in asindeto con forte valore avversativo. È da sottintendere ei erat: una nuova, duplice, ellissi, del verbo essere e del pronome in dativo. Si noti anche l’allitterazione di s.

5. Vastus animus: Sallustio si sofferma ancora sull’animus di Catilina, ripetendo il sostantivo come all’inizio del paragrafo 4, posponendolo tuttavia al suo aggettivo (variatio). Vastus vale “insaziabile”, “senza misura”, come chiarisce il prosieguo del paragrafo.

Immoderata, incredibilia, nimis alta: enumerazione asindetica di tre membri costruita in variatio; infatti, la mancanza di misura è sottolineata per due volte col prefisso privativo in- e poi con l’avverbio nimis.

Semper: l’avverbio conclude lapidariamente il paragrafo, sottolineando che l’ambizione smodata accompagnò Catilina lungo tutta la sua parabola esistenziale.

6. Hunc: Catilina, in posizione incipitaria enfatica, viene presentato come l’oggetto di una smania di potere smisurato (lubido maxuma): aspirava cioè al sommo potere, niente meno che lo stato (rei publicae, poi si dirà regnum). Si noti che da qui in poi Catilina viene presentato non più come soggetto delle sue azioni, ma come oggetto influenzato dalla realtà che lo circonda.

Post… Sullae: la dittatura di Silla durò un triennio, dall’82 al 79. Si noti la scelta lessicale: dominatio (“tirannia”) non è certo un termine casuale, come non lo è il successivo regnum, che rimandava ai Romani l’immediata immagine della monarchia, del potere assoluto.

Lubido maxuma … capiundae: arcaismi per libido maxima … capiendae (gerundivo retto da lubido).

Id … adsequeretur: interrogativa indiretta dipendente dal successivo quicquam pensi habebat; id è l’oggetto di adsequeretur.

Dum = dummodo (“pur di”), congiunzione condizionale.

Quicquam pensi habebat: nihil o nec quicquam pensi habere = “non badare a”; pensi è genitivo partitivo da pensus (participio perfetto di pendo) e indica “ciò che ha peso, che è importante”.

7. Agitabatur magis magisque in dies animus ferox: ancora una volta il paragrafo si apre con l’animus di Catilina, ancora una volta in variatio: dopo la posizione incipitaria assoluta (par. 4), compare dopo il suo aggettivo (par. 5) e ora posposto a vari termini che ne accrescono la drammaticità: si arriva cioè al parossismo, chiaramente non più controllabile. Come già notato, Catilina non è più soggetto agente: agitabatur è infatti verbo di forma passiva, le cui forze “motrici” sono i successivi ablativi inopia e conscientia.

Inopia… conscientia: ablativi di causa efficiente.

Quae: neutro plurale riferito a inopia e conscientia.

8. Incitabant: scil. eum. Ancora una volta Catilina compare non come soggetto agente, ma come vittima delle circostanze, in questo caso i corrupti mores.

Corrupti civitatis mores: Catilina, dunque, è anche il prodotto di una società dai costumi corrotti, che Sallustio illustrerà con dovizia di particolari nei successivi capitoli VI-XIII.

Pessuma = pessima (arcaismo).

Divorsa = diversa (arcaismo). La società romana è travagliata al contempo da lussuria e avidità, vizi opposti tra loro, in quanto la prima fa sperperare quanto l’ultima ha indotto ad accumulare. Dunque la vistosa contraddizione fra vizi opposti è una caratteristica che Catilina (par. 4) mutua dall’ambiente in cui vive.

Quos: grammaticalmente concordato con mores, ma concettualmente riferito a civitas (ipallage).

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