Le Bucoliche, scritte tra il 42 e il 39 a.C. segnano l’esordio poetico di Virgilio; si ispira alla poesia bucolica di Teocrito, un grande poeta dell’età ellenistica famoso soprattutto per i trenta Idilli, componimenti descrittivi una decina dei quali d’ambientazione bucolica e pastorale. L’aemulatio di Teocrito è evidente nell’ispirazione generale, a situazioni che rimandano a singoli idilli e alla presenza di nomi greci dei pastori. Virgilio prende le distanze dal suo modello nella resa del mondo campestre, non viene descritta la campagna di Teocrito con colori forti e nitidi ma una campagna dominata da colori tenui, sfumati e ricca di nebbie e ombre. La campagna è un locus amoenus, un mondo semplice e appartato verso il quale Virgilio vuole invitare i cittadini romani sconvolti dalle guerre civili. In quest’opera vi sono anche allusioni personali infatti la confisca delle terre subita nel 41 a.C, per ordine di Ottaviano che doveva ricompensare i veterani che avevano combattuto a Filippi, offre spunto alla prima e la nona Bucolica. Oltre i temi dell’amore, della perdita delle terre e dell’esaltazione della poesia vi è la profezia di una nuova età dell’oro, un puer riporterà pace e prosperità.
TRAMA
Ecloga I ( Tityrus): è un dialogo fra due pastori , Titiro e Melibeo. Titiro ( identificabile forse con Virgilio), è riuscito a rimanere in possesso delle sue terre grazie all’intervento di un giovane benefattore, un “dio”(forse da identificare con Ottaviano); pertanto può continuare a lavorare i suoi campi e a suonare la zampogna allietato dall’amore di Amarilli. Melibeo invece è costretto a lasciare il suo campo e a emigrare in terre sconosciute.
Ecloga II (Alexis): il pastore Coridone , innamorato del bellissimo Alessi, rivolge alle selve e ai monti un lamento in forma di monologo in cui sfoga tutto il suo dolore per l’amore non corrisposto.
Ecloga III (Palaemon): due pastori, Menalca e Dameta , si incontrano e , dopo essersi ingiuriati a vicenda , si sfidano a una gara poetica riportata nelle forme di canto amebo ( un canto alternato a botta e risposta in 12 riprese di due versi ). Giudice della gara è il vicino Palemone che alla fine assegna il premio a entrambi e a chiunque abbia fatto esperienza d’amore.
Ecloga IV (Pollio): Virgilio si allontana dalla tradizione teocrita profetizzando la nascita di un bambino ( forse il figlio del console Asinio Pollione cui l’engloga è dedicata) che riporterà sulla terra la mitica età dell’oro.
Ecloga V (Daphinis): due pastori , Menalca e Mopso, cantano( in un canto amebeo) la morte e l’apoteosi di Defni , il mitico poeta inventore del canto bucolico che , dopo la sua prematura morte , fu addirittura assunto in cielo. Nella figura di Defni è forse adombrata quella di Cesare , divinizzato dopo la morte.
Ecloga VI ( Silenus): dedicata a Varo, inizia con una dichiarazione di poetica che , secondo l’uso alessandrino, introduce la seconda parte dell’opera : Virgilio esprime il proprio rifiuto del genere epico ( recusatio) , dichiarando l’intenzione di continuare comporre poesia di argomento bucolico. Due giovani pastori , Cromi e Mnasillo, sorprendono Sileno ubriaco e addormentato in una grotta ; lo legano e lo costringono a descrivere in un lungo monologo l’origine dell’universo e i miti più antichi. Viene introdotto anche il poeta elegiaco Cornelio Gallo , l’unico cui le Muse donarono una zampogna.
Ecloga VII(Meliboeus): Melibeo racconta in prima persona una gara poetica fra due pastori arcadi, Coridone e Tirsi. cui ha assistito in qualità di giudice. Si tratta anche in questo caso di un canto amebeo, ma qui i due pastori si scambiano quattro versi a testa anzichè due.
Ecloga VIII ( Pharmaceutria): dedicata ad Asinio Pollione , descrive una gara di canto fra due postori, Damone e alfesibio. Il primo esprime tutto il suo dolore poichè è stato tradito dalla donna amata, Nisa, che ha sposato un altro; Alfesibio invece impersona una donna innamorata che , grazie a un rito magico, riesce a conquistare il suo amato. Notevole è l’influsso del mimo di Teocrito , L’incantatrice.
Ecloga IX ( Moeris): i pastori Licida e Meri si lamentano poichè sono stati privati delle loro terre. Nel loro canto ricordano anche la sorte di Menalca ( Virgilio?) che , nonostante la sua bravura nel canto, è stato cacciato dai suoi poderi.
Excloga X ( Gallus):Virgilio chiede alla ninfa Aretusa di ispirargli un canto per consolare l’amico e poeta elegiaco Cornelio Gallo, abbandonato dall’amata Licoride che gli ha preferito un soldato in procinto di partire per la Germania.