Il narratore si sofferma a descrivere le condizioni che determinarono la grave carestia del 1629 nello stato di Milano. Dopo i tumulti di San Martino , sembra che l’abbondanza sia tornata in città : prezzi bassi e magazzini pieni di farina. In effetti si tratta di una disponibilità fittizia e temporanea, causata dalla violenza popolare e dalla debolezza delle istituzioni. La gente si accaparra quanta più farina può, e a poco servono le leggi sempre più severe . La situazione regge poco più di un mese : alla fine del dicembre 1628 il prezzo politico viene abolito , ma le scorte di farina sono ormai esaurite. Così , con la fine dell’inverno e l’inizio della primavera , si diffonde la carestia. La città , in preda alla carestia, presenta un desolato spettacolo : botteghe chiuse, fabbriche deserte, strade che diventano teatro di patimenti di folle di poveri , composta da garzoni , operai , servi e addirittura bravi di famiglie nobili impoverite. Agli accattoni di città si aggiungono quelli provenienti dalle campagne, per contendersi la poca elemosina. Stremati dalla fame, alcuni muoiono. Alcune persone caritatevoli si prodigano per guarire le ferite, primo fra tutti il cardinale Federigo , e le stesse istituzioni pubbliche decretano aiuti eccezionali per la popolazione. Ma i mezzi a disposizione sono minimi rispetto al bisogno, e presto la carestia si estende a tutti i livelli sociali. Alla fine della primavera del 1629 , la situazione è cosi critica che , per evitare un epidemia , le autorità decidono di radunare tutti gli accattoni in un unico luogo, nel lazzaretto, trascurando che in questo modo il pericolo di contagio si sarebbe moltiplicato. Così , diecimila persone vengono segregate in spazi ridotti e in condizioni di sussistenza disastrose, e ben presto la mortalità aumentò. Verso la fine della primavera, vista l’inutilità e il danno del provvedimento , le porte del lazzaretto vengono riaperte , e i sopravvissuti invadono le strade della città. Finalmente , giunge la stagione del nuovo raccolto , e con questo la carestia va scremando. Ma nell’autunno si annunciano nuove sciagure, legate alle vicende politiche e militari. Dapprima, scende in Italia l’esercito francese per la liberazione di casale; poi , si accingono a calare le truppe mercenarie , nel milanese , dell’imperatore federico d’asburgo, con il pericolo di portare il contagio della peste. Intanto il governatore di Milano , Gonzalo de Cordova, responsabile del negativo andamento della guerra per la Spagna, viene sollevato dal suo incarico e si allontana da Milano fra gli insulti della gente. A settembre entrano nel ducato di Milano le truppe imperiali , organizzate in bande mercenarie, gli efferati lanzichenecchi , la cui mira principale è il saccheggio: ovunque arrivino , depredano e distruggono tutto con spietata violenza. Ben presto giungono nel territorio di Lecco.
Guarda Anche
Riassunto – Canto 1° – Purgatorio – Divina Commedia
All’invocazione alle Muse, che occupa i primi dodici versi del canto, segue la ripresa del ...