Tutto intento ad ascoltare Manfredi, Dante non si è reso conto dello scorrere del tempo: le anime lo riportano però alla realtà indicando ai due poeti la direzione da prendere per salire. Il sentiero è stretto e scosceso, tanto da richiedere oltre all’uso dei piedi, l’ausilio delle mani. Dante segue Virgilio, camminandogli carponi dietro, fino a che entrambi, lasciatosi sotto il balzo scosceso e raggiunto un pianoro, si siedono. Dante si stupisce che il sole li colpisca da sinistra e Virgilio gliene dà spiegazione. A un tratto si ode un’apostrofe proveniente da un grande macigno ove è raccolto un gran numero di anime. Sono gli spiriti dei negligenti, cioè di coloro che hanno tardato a pentirsi fino all’ultimo istante di vita. Uno di loro, standosene seduto con le braccia avvinte alle ginocchia, colpisce l’attenzione di Dante, che finisce per riconoscere in lui il liutaio fiorentino Belacqua, noto per la sua pigrizia. Lo scambio di battute tra i due è interrotto da Virgilio che sollecita Dante a riprendere il cammino: è già il tramonto di quel primo giorno nel secondo regno.
Fonti: italica.rai.it