Guidati dall’angelo, i due poeti, accompagnati da Stazio, intraprendono la salita al sesto girone: sulla fronte di Dante rimangono adesso solo due “P”. Virgilio chiede a Stazio come sia stato possibile che egli abbia peccato d’avarizia e lo spirito, sorridendo, gli risponde che in effetti non quella fu la sua colpa, ma l’essere stato prodigo fino all’eccesso. Virgilio gli rivolge allora una seconda domanda: in che modo e quando è egli divenuto cristiano? Stazio gli spiega che ciò è accaduto proprio grazie al suo magistero che non fu solo letterario, ma anche e soprattutto morale, e gli rivela di avere ricevuto il battesimo durante la composizione della Tebaide. A questo punto passa egli stesso a interrogare Virgilio chiedendo dove si trovino gli altri poeti latini e apprende che la loro dimora è il Limbo. Giunti al sesto girone verso mezzogiorno, Dante, che li segue, osserva la scena di quei due poeti immersi nella conversazione quando all’improvviso essi trovano sulla loro strada un albero carico di frutti odorosi irrigato dall’acqua che esce dalla montagna. Stazio e Virgilio si avvicinano alla pianta e in quel momento da essa esce una voce che ammonisce le anime e che ricorda esempi di temperanza: la preoccupazione di Maria per le nozze di Cana, l’astinenza dal nutrimento del profeta Daniele, il nutrirsi di ghiande durante l’età dell’oro, il cibarsi di locuste da parte di Giovanni Battista.
Fonti: italica.rai.it