Il sole sta tramontando e i due poeti escono pian piano dalla cortina di fumo. Dante torna a scorgere, come all’uscita dal secondo girone, tre “visioni”: per prima gli appare Progne, poi il ministro persiano Aman, e infine, Lavinia che piange la morte della madre suicida: in tutti e tre i casi si tratta di esempi di ira. Di nuovo una luce abbagliante e poi la voce dell’angelo che indica il cammino per salire al quarto girone. Di nuovo Dante sente cancellarsi una “P” dalla fronte”. Nel cielo brillano già le stelle: alla domanda del poeta circa la colpa espiata in quel quarto girone, Virgilio risponde premettendo una vera e propria disquisizione dottrinaria sulla disposizione dell’anima a eleggere l’oggetto del proprio amore, cui segue una parziale descrizione dell’ordinamento del Purgatorio e quindi l’informazione che di cui Dante ha bisogno: il peccato punito nel quarto girone è l’accidia, cioè la tiepida professione d’amore verso Dio. Nel quinto, sesto e settimo cerchio, aggiunge Virgilio, saranno invece espiate le colpe che nascono dall’amore eccessivo per i beni terreni e cioè avarizia, gola e lussuria. Ma, conclude il poeta latino, tutto ciò Dante dovrà apprenderlo con l’ausilio delle proprie risorse.
Fonti: italica.rai.it