Siamo ancora nel girone degli invidiosi. Due spiriti (quelli di Guido del Duca e di Rinieri da Calboli) chiedono a Dante chi sia e da dove venga e il poeta, sorvolando sul suo nome, indica la sua patria alludendo alla zona in cui essa si trova (la Val d’Arno) con una perifrasi. Essa è l’occasione per una lunga tirata polemica, pronunciata da Guido, contro le città bagnate dall’Arno nella sua corsa fino al mare, quali anche Arezzo, Firenze e Pisa. A conclusione dell’invettiva lo spirito lancia strali violenti contro Fulcieri da Calboli, nipote di Rinieri. Dante allora, incuriosito, ottiene un racconto dettagliato circa la terra e la vita delle due anime: chi parla è però ancora e solo Guido, per il quale ricordare il passato della propria regione (la Romagna) è fonte di amarezza e di pianto. Al brusco congedarsi di costui da Dante, i due poeti sentono per la seconda volta voci senza volto pronunciare motti relativi a casi famosi di invidia punita (in questo caso si allude a Caino e a Aglauro); Virgilio spiega allora che quelle frasi sono gli ammonimenti divini contro l’invidia che trascina l’uomo lontano da Dio, verso beni illusori.
Fonti: italica.rai.it