Dante e Virgilio si trovano ora nel primo girone del Purgatorio, ove si trovano le anime che espiano il peccato di superbia. Dopo aver percorso un sentiero intagliato nella roccia, i due poeti si trovano in un pianoro deserto. Dante si accorge allora che lo zoccolo della parete della montagna è ornato di bassorilievi: il primo di essi rappresenta la scena dell’Annunciazione (vi sono raffigurati l’arcangelo Gabriele e Maria), il secondo quella del trasferimento dell’Arca e della danza del salmista David, il terzo, infine, l’aneddoto dell’imperatore Traiano e della vedova che chiede giustizia per il figlio morto. Appaiono a questo punto le anime degli espiandi: a punizione della loro superbia, ciascuna di esse è gravata da pesanti massi e si percuote il petto in segno di pentimento. La descrizione di queste immagini è seguita dall’apostrofe, improvvisa e severa, che Dante lancia a tutti i superbi e che poi altro non è che una riflessione sulla vanità delle aspirazioni umane. Il canto si chiude con la precisazione che ogni anima porta un peso diverso, commisurato all’entità del suo peccato e che sul volto di chi più è schiacciato si legge la supplica e la confessione di non poter resistere ancora a lungo.
Fonti: italica.rai.it