All’invocazione alle Muse, che occupa i primi dodici versi del canto, segue la ripresa del racconto: è l’alba del quarto giorno dall’inizio del viaggio e Dante, la cui vista è finalmente allietata, dopo lo spettacolo dell'”aura” infernale, dall’azzurro terso dell’aria, scorge prima il pianeta Venere e poi “quattro stelle”, rappresentative, secondo i commentatori, delle virtù cardinali. Quand’ecco che il poeta vede il primo personaggio del Purgatorio, il “veglio solo” Catone l’Uticense, custode del secondo regno. Egli apostrofa Dante e Virgilio chiedendo loro come abbiano potuto sfuggire all’Inferno e se ciò sia accaduto perché le leggi sono cambiate oppure perché in cielo è stato fissato un nuovo decreto. Virgilio allora gli spiega brevemente le ragioni del loro arrivo, invitandolo ad accettare di buon grado la presenza di Dante, facendo a tal fine leva sulla vicenda personale di Catone, suicida per la libertà. Ma le lusinghe della memoria non possono toccare quell’anima, che scompare all’improvviso, dopo avere esortato Dante a compiere il rito di purificazione sulla spiaggia dell’isola purgatoriale. Giunti sul lido, davanti allo spettacolo del “tremolar della marina”, Virgilio deterge il volto di Dante della caligine infernale e infine lo cinge del giunco, simbolo di umiltà.
Fonti: italica.rai.it