La schiera delle anime beate che Gesù Cristo unì a sé per mezzo del suo sangue, mi si mostrava in forma di candida rosa; ma la schiera degli angeli che volando contempla e canta la gloria di Colui che la innamora e la bontà di Dio che la fece sì nobile, a somiglianza di una schiera di api che or si riposa sui fiori, or ritorna all’alveare dove il suo lavoro si converte in dolce miele, discendeva dentro il fiore luminoso che si adorna di tante foglie, e quindi si rialzava lì ove soggiorna Iddio. Avevano le facce tutte di viva fiamma e l’ali d’oro e il resto del corpo così bianco, che nessuna neve giunge a quel gradi di bianchezza. – Quando scendevano nel fiore di grado in grado comunicavano alle anime beate l’ardore e la pace che essi acquistavano battendo le mani in alto ed elevandosi a Dio. – Né lo interporsi di tanta e sì densa moltitudine di angeli volanti tra il disopra e il flore, impediva alla mia vista di salire a Dio, né impediva allo splendore di Dio di discendere agli occhi miei; perché la divina luce ha virtù di penetrare per l’universo secondo che ciascuna parte di esso ne è più o meno capace, sicché nessuna cosa può farle impedimento. Questo tranquillo e delizioso regno dei santi del vecchio e nuovo Testamento, aveva gli occhi e il desiderio interamente rivolti a Dio. O triplice luce che scintillando in un’unica stella alla loro vista li appaghi in tal modo, guarda quassù il disordinato e sconvolto stato dell’Italia. Se i Barbari, venendo da tal regione della terra [dal settentrione] sulla quale in ciascun giorno si muove l’Orsa Maggiore, che si aggira vicina alla costellazione del suo figliuolo [Boote] del quale essa è innamorata, vedendo Roma e la grandiosità delle sue opere, restavano stupefatti nel tempo in cui il Laterano fu superiore alle cose mortali; io che dall’umano era venuto al divino, e dal tempo all’eterno e dal popolo corrotto e folle di Firenze ad una società di giusti e perfetti cittadini di che stupore doveva essere ricolmato! Certo, posto in mezzo allo stupore e al gaudio, mi era diletto il non udir parlare e tacermi. E quasi pellegrino che si ricrea a guardare il tempio che fatto voto di visitare, e spera, ritornato a casa, di ridire ora a questi ora a quegli come esso sia fatto e che cosa contenga; così, spaziando distesamente per la viva luce io volgevo gli occhi per i gradini, or in alto e ora in basso, ora girando torno torno. Vedevo aspetti moventi a carità, fregiati del lume che emana da Dio e dal fulgore della propria letizia e vedevo movenze adorne del bello e delle attrattive di tutte le virtù riunite. Il mio sguardo aveva già tutta compresa la forma generale del paradiso, senza essersi ancora fissato in nessun punto particolare di esso; ed io, con voglia fortemente accesa, mi volsi per domandare a Beatrice cose intorno alle quali io avevo qualche dubbio che mi teneva sospeso. Una era la mia intenzione ed aspettativa ed altra cosa ben diversa corrispose alla mia aspettativa; credevo veder Beatrice e vidi invece un vecchio [San Bernardo] adorno di una veste simile a quella degli altri beati. Per gli occhi e per le gote aveva diffusa una benigna letizia in atteggiamento pietoso, quale si conviene ad un tenero padre. Ed io subito dissi: «Ella ov’è?» Ond’egli rispose: «Beatrice, a compiere il tuo desiderio, mi mosse dal mio seggio, e se tu guardi in alto nel terzo giro, partendo dal grado supremo, tu la rivedrai sul trono che i suoi meriti le diedero in sorte». Senza rispondere alzai gli occhi e vidi Beatrice che si faceva corona con i raggi eterni che da sé rifletteva. Alcun occhio mortale, per quanto si abbandoni giù in mare, non dista tanto da quelle regioni che più su tuona, quanto lì la mia vista distava da Beatrice: ma una tal distanza non era d’impedimento al mio vedere, perché la sua effige non discendeva a me frammista ad alcun corpo posto fra me ed essa. Allora io le dissi: «O donna in cui si mantiene vigorosa la mia speranza e che per la mia salute soffristi di lasciare impresse nel Limbo le orme dei tuoi piedi; dal tuo potere e dalla tua bontà riconosco la grazia e la forza di vedere tante e sì mirabili cose, quante sono quelle che ho vedute. Tu, da servo che io ero, mi hai tratto a libertà per tutte quelle vie, per tutti i modi che erano adatti a liberarmi dalla servitù. Custodisci in me gli alti tuoi doni, sicché l’anima mia che tu hai risanata, cara e gradita a te, si sciolga dal corpo». Così pregai, e Beatrice, così lontana come appariva, sorrise e mi guardò, poi si voltò a Dio, eterna fonte di bene. E il santo vecchio disse: «Acciocché tu conduca il tuo cammino perfettamente al Sommo, al qual fine mi mandò a te il pregar di Beatrice e la mia stessa carità verso di te, vola col guardo per questo giardino: perché la vista di esso ti farà più vivo lo sguardo, ad inoltrarti e penetrare nel divino splendore. E la Regina del cielo, onde io ardo tutto di amore, ci farà ogni grazia, perché io sono il suo fedele Bernardo». – Qual’è quell’uomo che forse dalla Croazia viene a vedere la nostra Veronica [il santo sudario in cui è impressa l’immagine di Cristo], che per antica faina non sì sazia di guardare, ma finché essa si tiene scoperta, dice dentro di sé: Signor mio Gesù Cristo, vero Dio, questa fu dunque la vostra sembianza? Tale era mirando la viva carità di colui [San Bernardo] che in questo mondo assaporò nelle sue contemplazioni quella beatitudine che ora gode. Egli cominciò: «Figliuol di grazia, guardando tu solamente quaggiù, non acquisterai piena conoscenza di questa beatitudine celeste, ma guarda i cerchi fino al più alto, tanto che tu arrivi a vedere dove siede Maria Vergine alla quale è suddito e devoto questo beato regno». Io alzai gli occhi, e come al mattino la parte orientale dell’orizzonte soverchia in luce quella ove il sole tramonta; così, girando gli occhi quasi dal fondo di una valle all’altezza di un monte, vidi nell’ultimo più alto cerchio una parte di esso vincer di luce le altre parti della sua circonferenza. E come in quella parte, ove si aspetta il timone del carro del sole, che Fetonte non seppe guidare, più s’infiamma il cielo, e fuor di questa parte, di qua e di là il lume perde la sua vivezza; così quell’orifiamma di pace si avvivava nel mezzo ove era e d’intorno la fiammante luce diveniva gradatamente più debole. – Ed in quel mezzo vidi più di mille angeli festanti colle ali tese, ognuno dei quali distinto per più o meno splendore e pel suo festeggiar più o meno giocondo. Vidi qui ai loro tripudi ed ai loro canti ridere una bellezza che faceva più lieti gli occhi dei santi che in lei rimiravano. E se io avessi nel dire tanta dovizia quanta ne ho nell’immaginare, non ardirei tentare d’esprimere la minima parte della delizia che porgeva l’aspetto di Maria. Bernardo, quando vide gli occhi miei fissi ed attenti nell’ardente fiamma di Maria, volse i suoi occhi a lei con tanto affetto, che fece gli occhi miei più bramosi di mirare.
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