Tutto il Paradiso cominciò a cantar gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, cosicché il dolce canto mi empiva di gioia e d’ineffabile allegrezza. Ciò che io vedevo mi sembrava un riso dell’universo, perché la piena del mio godimento era in me prodotta dall’udire e dal vedere. Oh gioia, oh ineffabile allegrezza! oh vita piena di amore e di pace! Oh ricchezza scevra di ogni timore e libera da ogni brama! – I quattro splendori stavano accesi dinanzi a me e quello che fu il primo a venire [S. Pietro] incominciò a farsi più vivace; e tale divenne nella sua sembianza qual diverrebbe il pianeta Giove se, essendo egli e Marte due uccelli, cambiassero tra loro le penne. Iddio provvidente, che a ciascuno distribuisce l’ufficio suo, e impone a vicenda or di parlare or di tacere, aveva da ogni parte imposto silenzio al coro di quei beati; quando io udii: «Se io mi tingo in rosso, non ti meravigliare perché, mentre io dico, vedrai trascolorare tutti costoro. Questi [Bonifazio VIII] che giù in terra usurpa il mio luogo nel sommo pontificato, il mio luogo che agli occhi del figlio di Dio è vacante [perché occupato da un indegno] ha fatto del mio cimitero [di Roma dove è sepolto il mio corpo] una sentina di crudeltà e di libidine per cui il perverso che cadde di quassù [Lucifero], si consola laggiù nel suo rabbioso dolore». Io vidi allora tutti i celesti cosparsi di quel colore [rosso infuocato] che dipinge da mattina e da sera una nuvola che si trovi di contro al sole: e come una donna onesta rimane sicura in sé per la coscienza della sua integrità, e diviene timida per il fatto solo al sentirlo raccontare; così Beatrice arrossì, e tale oscuramento di sembianze credo che fosse nei celesti quando il sapremo Fattore patì in croce. Poi le sue parole [di Pietro] procedettero con voce tanto mutata, che non fu maggiore il mutamento, di colore: «La sposa di Cristo non fu sollevata col sangue mio, e col sangue di Lino e Cleto [successori di Pietro], per essere prostituita e posta a vile traffico, ma per l’acquisto di questa vita beata e Sisto e Pio, e Callisto ed Urbano [pontefici] sparsero il loro sangue dopo molto pianto. Non fu nostra intenzione che una parte del popolo cristiano sedesse alla destra e parte alla sinistra dei nostri successori [dei papi]; né fu volontà nostra che le chiavi da Cristo concessemi, dipinte nella bandiera papale, diventassero un segno di guerra contro uomini battezzati; né che la mia immagine diventasse sigillo a privilegi e a dispense vendute per denaro e appoggiate a menzogne, onde io stesso mi vergogno e m’infiammo d’ira. Per tutte le cattedre episcopali e per tutte le diocesi, si vedono di quassù dei lupi rapaci sotto le vesti dì pastori: o difensore della chiesa perché non agisci? I Caorsini [papa Giovanni XXII di Caors] e i Guaschi [papa Clemente V di Guascogna] già si apprestano a bere del sangue: o sede pontificia così bene incominciata, a qual brutto fine ti converrà cadere! Ma l’alta confidenza che per mezzo dì Scipione [l’Africano] difese a Roma il famoso impero del mondo contro la nemica Cartagine, soccorrerà presto come io credo; e tu, o figliuolo, che pel corpo mortale di cui sei ancora gravato, tornerai un’altra volta al mondo, apri la bocca e non nascondere le cose che io non ti nascondo». Siccome l’aere nostro piove in giù i fiocchi di lana, quando il capricorno è in compagnia del sole [da mezzo dicembre a mezzo gennaio] così io vidi l’etere adorno farsi splendente all’insù e ascendere gran quantità di beati spiriti che erano stati insieme con noi e che imitavano, in direzione contraria, il fioccar della neve sulla nostra terra. La mia vista li seguiva e li seguì finché lo spazio fra essi e me, per essere molto, tolse allo sguardo di trascorrer più lungi. Onde Beatrice, che mi vide libero dal mirare all’insù come prima io facevo, mi disse: «Abbassa gli occhi e guarda quanto cielo ti ha aggirato intorno alla terra in questo spazio di tempo». – Dall’altra volta in cui io avevo guardato la terra di lassù, sino a quello in cui la riguardai, io aveva percorso, insieme colla costellazione dei Gemelli, l’arco che dal meridiano al mezzogiorno formò il primo clima [i climi sono linee stese da oriente ad occidente]; cosicché io, trasportato all’orizzonte occidentale, e trovandomi perpendicolarmente sopra di quello, vedevo Cadice, il luogo ove Ulisse tentò follemente di navigare e naufragò [cioè l’Oceano Atlantico], e dalla parte orientale del nostro emisfero io vedevo sin presso al lido [fenicio] dove l’Europa divenne dolce peso a Giove che in forma di toro se la portò sul dorso [è nota la favola di Giove che, trasformato in toro, rapì Europa]. E di questa parte terrestre del globo ne avrei veduta una maggior distesa dal lato orientale, ma il sole sotto i piedi andava innanzi a me, distante un segno zodiacale e più. – La mente innamorata, che amoreggia sempre colla mia Donna, ardeva più che mai di fissare nuovamente gli occhi su essa. E se la natura e l’arte produssero bellezze onde pascere gli occhi per attrarre ed occupare le menti, l’una [la natura] nei corpi umani e l’altra [l’arte] nelle sue pitture, tutte adunate sembrerebbero un nulla in paragone del divino piacere che venne a splendere alla mia anima quando mi volsi al suo viso ridente. E la nuova virtù onde io, dal guardo di lei mi sentii avvalorato, mi staccò dal segno dei Gemelli e mi sospinse nel cielo che per essere più alto è di tutti il più remoto. Le sue parti vivissime ed eccelse sono così uniformi nella natura e nella qualità, che io non saprei dire in qual parte Beatrice mi collocasse. Ma essa che vedeva il desiderio che io aveva di sapere le proprietà di quel cielo, incominciò ridendo tanto lieta, che nel suo volto pareva gioire Iddio: «Il moto circolare dei cieli, di cui è natura tener fermo il centro e muovere intorno tutto il rimanente, ha principio da questo nostro cielo che è l’ultimo termine del moto. E questo cielo che non ha altro principio da cui riceve movimento ed impulso che la mente divina nella quale s’accende questo amore che lo fa girare e dalla quale procede, la virtù che egli influisce sui cieli sottostanti e sugli elementi. Luce ed amore lo circondano come esso circonda gli otto cieli superiori e quel cerchio di luce e d’amore è governato solamente da quel Dio che lo ravvolge al primo mobile. Il moto di questo cielo non è misurato da altro moto, ma esso misura tutti gli altri perché da lui sono impressi, siccome è misurato il dieci dalla sua metà e dal suo quinto [cioè dal cinque e dal due]. E come il tempo in tal luogo abbia l’origine sua occulta e negli altri cieli abbia moto a noi visibile, ormai ci può essere manifesto. O cupidigia che sommergi in tal modo gli uomini sotto i tuoi gorghi, che nessuno ha forza di sollevare lo sguardo dal fondo delle tue torbide acque! Ben sorge nella umana volontà qualche virtuoso proposito, ma è un fiore che non viene a frutto, perché la pioggia continua converte le susine vere in susine vane. Fede ed innocenza si ritrovano solamente nei pargoletti, poi tanto l’una che l’altro fuggono prima che le guance siano coperte dalla prima lanugine. Taluno nella prima età, quando ancora balbetta, osserva il digiuno e, poi, quando ha sciolta la lingua, divora qualsiasi cibo ed in qualunque stagione. E taluno, mentre, ancora balbetta, ama ed ubbidisce la madre, e poi, giunto all’età in cui parla speditamente desidera di vederla sepolta. In tal modo appunto la pelle della razza umana, bella figlia del sole, di bella e delicata che si mostra nella prima età dell’uomo, in seguito si fa scura. – Affinché tu non debba meravigliarti di tanti disordini, sappi che in terra non vi è uno che diriga; la onde la famiglia umana va fuori dal diritto cammino. Ma prima che il mese di gennaio, lasciando di appartenere all’inverno, cada in primavera, per effetto di quella minima frazione di tempo che giù nel mondo è trascurata, queste sfere celesti daranno un tale ruggito che, la fortuna che con tanto desiderio si aspetta, volgerà in corso contrario le navi ed allora la flotta correrà nel suo verso; e vero frutto verrà dopo il fiore».
Guarda Anche
Riassunto – Canto 1° – Purgatorio – Divina Commedia
All’invocazione alle Muse, che occupa i primi dodici versi del canto, segue la ripresa del ...