Testo latino
Primum aurora novo cum spargit lumine terras et variae volucres nemora avia pervolitantes aëra per tenerum liquidis loca vocibus opplent, quam subito soleat sol ortus tempore tali convestire sua perfundens omnia luce, omnibus in promptu manifestumque esse videmus. at vapor is, quem sol mittit, lumenque serenum non per inane meat vacuum; quo tardius ire cogitur, aërias quasi dum diverberat undas; nec singillatim corpuscula quaeque vaporis sed complexa meant inter se conque globata; qua propter simul inter se retrahuntur et extra officiuntur, uti cogantur tardius ire. at quae sunt solida primordia simplicitate, cum per inane meant vacuum nec res remoratur ulla foris atque ipsa suis e partibus unum, unum, in quem coepere, locum conixa feruntur, debent ni mirum praecellere mobilitate et multo citius ferri quam lumina solis multiplexque loci spatium transcurrere eodem tempore quo solis pervolgant fulgura caelum. nec persectari primordia singula quaeque, ut videant qua quicque geratur cum ratione. At quidam contra haec, ignari materiai, naturam non posse deum sine numine reddunt tanto opere humanis rationibus atmoderate tempora mutare annorum frugesque creare et iam cetera, mortalis quae suadet adire ipsaque deducit dux vitae dia voluptas et res per Veneris blanditur saecla propagent, ne genus occidat humanum. quorum omnia causa constituisse deos cum fingunt, omnibus rebus magno opere a vera lapsi ratione videntur. nam quamvis rerum ignorem primordia quae sint, hoc tamen ex ipsis caeli rationibus ausim confirmare aliisque ex rebus reddere multis, nequaquam nobis divinitus esse creatam naturam mundi: tanta stat praedita culpa. quae tibi posterius, Memmi, faciemus aperta; nunc id quod super est de motibus expediemus.
Trad.
Anzitutto, quando l’alba cosparge le terre di nuova luce, e i vari uccelli, volando attraverso i boschi inaccessi, per l’aria tenera empiono i luoghi di limpide voci, come subitamente soglia il sole, sorto in quel momento, inondare e vestire della sua luce tutte le cose, vediamo che a tutti è prontamente percepibile e manifesto. Eppure quel calore che il sole emette e la luce serena non per lo spazio vuoto si diffondono; sì che sono costretti ad andare più lenti, mentre fendono, per così dire, le onde dell’aria. Né separatamente si diffondono i singoli corpuscoli di calore, ma intrecciati tra loro e conglobati; perciò ad un tempo si trattengono tra loro e sono ostacolati dall’esterno, sì che sono costretti ad andare più lentamente. Ma i primi principi, che sono di solida semplicità, quando traversano lo spazio vuoto, e nessuna cosa li rallenta dal di fuori, ed essi stessi, costituendo ciascuno, con le sue parti, un tutto unico, nell’unico verso in cui cominciarono ad andare, procedono con lo stesso slancio, devono evidentemente primeggiare per velocità, e muoversi molto più rapidamente che la luce del sole, e correre per una distesa di spazio molto più grande, nello stesso tempo in cui le folgoranti luci del sole si diffondono per il cielo. né tener dietro ad ogni singolo primo principio, per vedere in che modo si svolga ogni cosa. né tener dietro ad ogni singolo primo principio, per vedere in che modo si svolga ogni cosa. Ma contro queste verità alcuni, ignari della materia, credono che la natura non possa esistere senza il volere degli dei, di rispondere tanto armoniosamente ai bisogni degli uomini, mutare le stagioni e creare le messi e inoltre tutte le altre cose, unica guida della vita, il divino piacere, invita i mortali a volgersi, ed esso stesso li conduce e con le lusinghe di Venere li alletta a riprodurre le stirpi, perché il genere umano non si estingua. Ma, quando immaginano che gli dèi abbiano organizzato tutte le cose per causa degli uomini, sotto ogni aspetto si vede che molto s’allontanano dalla verità. E infatti quando anche ignorassi quali siano i principi delle cose, questo tuttavia oserei affermare in base agli stessi fenomeni celesti e valutando molte altre cose: che la natura del mondo non è stata per nulla creata dal volere divino per noi: