LA COSCIENZA DI ZENO -> 1923. Il titolo del romanzo riflette la consapevolezza da parte dell’autore nel suo carattere d’avanguardia tardonaturalistico. Svevo gioca sul doppio significato del termine sia come coscienza morale, consapevolezza delle proprie azioni, sia come consapevolezza che si sta acquisendo. Il romanzo a differenza dei due precedenti scritti in terza persona è scritto in prima persona, quindi parla direttamente il personaggio. Il tema conduttore che percorre i tre romanzi è quello della malattia e dell’inettitudine, che consistono nel rifiuto della lotta contro l’ordine del mondo. La coscienza di Zeno è suddivisa in sette capitoli precedenti da una prefazione che seguono un ordine + tematico che cronologico. Il romanzo si presenta come un memoriale inviato da Zeno allo psicoanalista che lo ha in cura. Egli ha indotto il suo paziente a scrivere una storia della sua malattia in quanto spera che una simile attività sia un buon inizio per la psicoanalisi, ma viene deluso da Zeno che abbandona la cura. In conseguenza di ciò questo strano psicanalista promette di pubblicare le memorie del suo paziente per vendetta. A parte questo capitolo iniziale tutta la restante narrazione è attribuita a Zeno, che è il protagonista narratore.
Egli è un nevrotico e in quanto tale opera in modo forte la rimozione, che comporta l’allontanamento di Zeno dalla coscienza degli eventi + traumatici, i quali vengono sepolti dall’inconscio da cui riemergono a sua volta mascherati dal linguaggio simbolico dei sintomi e dei lapsus. Dopo il primo capitolo introduttivo arriva “Il fumo”, in esso la nevrosi affligge completamente Zeno.
Dal punto di vista dell’inconscio non c’è differenza se un evento desiderato si sia compiuto o meno per responsabilità del soggetto, perché il solo desiderio lo rende colpevole.
Segue il racconto del matrimonio di Zeno che sposa la più brutta tra quattro sorelle e dirige l’odio che provava per il padre sul suocero.
Egli però avrà una relazione con Carla, povera ma bella, che finirà con l’abbandonarlo perché non sa decidersi. L’ambivalenza di Zeno si manifesta verso il cognato Guido che aveva fondato un’azienda e chiesto a Zeno come contabile. Zero però manderà in rovina il cognato il quale si suicida.
Nell’ultimo capitolo “Psicoanalisi” la vicenda torna al tempo presente in cui scrive. Zeno ha attraversato l’esperienza della psicoanalisi ma ne è rimasto deluso, perché si sente peggio di prima, perché per Zeno la malattia è una parte ineliminabile della vita, coincide con la vita stessa la quale per lui è inquinata alle radici.