La sua poesia: per Pascoli viene considerata come fonte di consolazione e di garanzia della stabilità sociale, perché per lui la poesia frena in modo leggero i desideri di rivolte e cambiamenti. Pascoli da voce alla precarietà della piccola borghesia, le cui storie familiari sono al centro della sua opera.
I canti di Castelvecchio: già a partire dal titolo c’è un recupero di canti leopardiani, dai quali Pascoli riprende soprattutto il motivo del rapporto uomo-natura. In quest’ora agiscono due temi principali:
– Quello naturalistico, come lo scorrere delle stagioni;
– Quello familiare, centrato sulla tragedia dell’uccisione del padre
Il tema della morte quindi è una minaccia per ognuno di noi, è come se i morti mettessero in continuo pericolo il diritto alla vita della persona. La persona può quindi reagire o abbracciando il punto di vista dei morti tramite il vittimismo e l’esclusione della società, oppure rivendicare il diritto di esprimere il turbamento della morte tramite la poesia dandole un ordine ed un significato.
I poemetti: sono più narrativi ed i testi sono più lunghi. Il poeta rappresenta il mondo popolare e la sua sofferenza, denunciando le ingiustizie sociali (emigrazione).
Alla negatività della società di massa Pascoli contrappone i miti della vita umile e semplice dei contadini e la poesia, che è il rifugio dei semplici valori di montagna cancellati dalla società industriale.
Myricae: termine latino che corrisponde all’italiano tamerici: arbusto. Il titolo implica una mescolanza tra ricerca di un tono elevato tramite il recupero dei classici ed una poetica bassa e discorsiva.
I testi di questa raccolta sono stati composti nell’arco di venti anni, tra il 1877 ed il 1900 e contiene 156 testi.
Temi: tema della morte del padre (X AGOSTO) che porta ad una serie di sciagure familiari. Tema centrale all’interno dell’opera, ossessione funebre e inquieta che percorre la vita della sua famiglia.
Tema della natura quale grande consolatrice benefica, la quale da un principio di pace e serenità.
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