Giosuè Carducci: nato nel 1835 a Versilia, morto nel 1907 a Bologna.
Vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1906.
In Italia siamo negli anni dell’Unità, dove a differenza del resto dell’Europa, continua a prevalere la tradizione classicista e anti romantica, con un linguaggio delle opere elevato e un intento educativo.
Il grande successo del classicismo negli anni dell’Unione d’Italia avviene perché il cemento che unifica la nazione appena nata era costituito dalla tradizione letteraria e dal riferimento alla gloria nazionale dell’antica Roma. Carducci non vedeva bene né Manzoni né gli altri narratori veristi, che avevano un linguaggio troppo basso mentre agli scapigliati critica l’esterofilia (passione per le vicende all’estero) a cui lui contrappone la storia italiana.
Carducci è quindi un poeta civile, in quanto ricorda le glorie del passato e indica alla nazione i percorsi morali e politici da attuare per riscattarsi. È definito poeta vate cioè guida per il processo storico dell’Italia e profetizza gli episodi futuri.
Scrive due raccolte di poesie:
– Rime nuove, 105 poesie dove si attenua l’elemento civile ma prevale quello lirico, cioè legato ai ricordi d’infanzia, sentimenti d’’amore ed al paesaggio maremmano; una delle più importanti opere appartenenti a questa raccolta è San Martino del 1883;
– Odi Barbare, insieme di 50 odi che provengono dalla tradizione greca e latina. In quest’epoca vengono accentuati due aspetti rispetto alle Rime nuove, ossia:
1 – classicismo di tipo moderno, viene mescolato all’antica Roma con aspetti tipici della società industriale moderna;
2- il motivo della fugacità del tempo e del senso della morte che si contrappone al ritmo solare della vita.
Una delle odi più importanti e conosciute della raccolta è Nella Piazza di San Petronio
Rime Nuove: San Martino
Siamo nel 1883. Carducci torna da Roma alla Maremma Toscana, dove aveva passato infanzia e adolescenza. Viene descritto come si presenta un borgo maremmano nel giorno autunnale di San Martino (11 novembre). Al clima autunnale rinviano il paesaggio nebbioso, l’odore del vino, il momento della caccia e la migrazione degli uccelli.
Questa raffigurazione, che all’apparenza fa pensare ad un paesaggio felice, è in realtà malinconico ed ha un senso d’inquietudine dato soprattutto dallo stormo di uccelli migratori, che danno l’idea del tempo che passa e sembrano implicare un senso di morte.
Odi barbare: Nella piazza di San Petronio
Ode ambientata in un pomeriggio di febbraio, dove il sole al tramonto illumina la chiesa di San Petronio a Bologna e palazzi medievali del comune. Il sole fa quindi rinascere per un attimo il ricordo dell’antico splendore e allo stesso modo l’ispirazione poetica classicista anima Carducci solo per un attimo, in quanto si rende conto dell’impossibilità di imitare i classici.