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Cesare – Fasi della battaglia

Caesar primum suo, deinde omnium ex conspectu remotis equis, ut aequato omnium periculo spem fugae tolleret, cohortatus suos proelium commisit. Milites loco superiore pilis missis facile hostium phalangem perfregerunt. Ea disiecta gladiis destrictis in eos impetum fecerunt. Gallis magno ad pugnam erat impedimento quod pluribus eorum scutis uno ictu pilorum transfixis et conligatis, cum ferrum se inflexisset, neque evellere neque sinistra impedita satis commode pugnare poterant, multi ut diu iactato bracchio praeoptarent scutum manu emittere et nudo corpore pugnare. Tandem vulneribus defessi et pedem referre et, quod mons suberit circiter mille passuum spatio, eo se recipere coeperunt. Capto monte et succedentibus nostris, Boi et Tulingi, qui hominum milibus circiter XV agmen hostium claudebant et novissimis praesidio erant, ex itinere nostros ab latere aperto adgressi circumvenire, et id conspicati Helvetii, qui in montem sese receperant, rursus instare et proelium redintegrare coeperunt. Romani conversa signa bipertito intulerunt: prima et secunda acies, ut victis ac submotis resisteret, tertia, ut venientes sustineret.

Traduzione:

Cesare, fatti allontanare e nascondere i cavalli, e prima degli altri il proprio, affinché, posti tutti allo stesso modo di fronte al pericolo, nessuno pensasse di salvarsi con la fuga, esortati i suoi, diede battaglia. I soldati, lanciando i giavellotti dalla loro posizione soprelevata, frantumarono senza difficoltà la falange nemica. Una volta disunita la falange, sguainate le spade, si lanciarono all’attacco. I Galli, cui il lancio di giavellotti aveva in molti casi trapassato con un sol colpo più scudi, bloccandoli insieme, erano fortemente ostacolati nei movimenti, perché, essendosi ripiegate le punte, era impossibile estrarre i giavellotti e non era certo agevole lottare con la sinistra così impedita, al punto che molti di loro, dopo aver a lungo tentato di liberarsi scuotendo il braccio, preferivano lasciare la presa abbandonando lo scudo, e combattere a corpo nudo. Finché, spossati dalle ferite, cominciarono a ritirarsi, rifugiandosi su un’altura a circa un miglio di distanza. Mentre i nostri incalzavano i nemici che avevano occupato l’altura, i Boi e i Tulingi, circa quindicimila uomini che chiudevano lo schieramento nemico e proteggevano la retroguardia, sopraggiungendo ancora in formazione di marcia, aggirano i nostri assalendoli sul fianco destro. Gli Elvezi che si erano rifugiati sull’altura, visto ciò, tornarono all’assalto rinnovando lo scontro. I Romani, invertita la direzione delle insegne, manovrarono in modo da schierarsi su due fronti, rispondendo all’attacco: il primo e il secondo ordine, a contenere l’assalto di coloro che erano già stati vinti e respinti, il terzo a sostenere l’urto di coloro che sopraggiungevano.

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