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Catone – De Agri cultura , V , P.1-7

Testo latino

[1] Haec erunt vilici officia. Disciplina bona utatur. Feriae serventur. Alieno manum abstineat, sua servet diligenter. Litibus familia supersedeat; siquis quid deliquerit, pro noxa bono modo vindicet. [2] Familiae male ne sit, ne algeat, ne esuriat; opere bene exerceat, facilius malo et alieno prohibebit. Vilicus si nolet male facere, non faciet. Si passus erit, dominus impune ne siat esse. Pro beneficio gratiam referat, ut aliis recte facere libeat. Vilicus ne sit ambulator, sobrius siet semper, ad cenam ne quo eat. Familiam exerceat, consideret quae dominus imperavit fiant. Ne plus censeat sapere se quam dominum. [3] Amicos domini, eos habeat sibi amicos. Cui iussus siet, auscultet. Rem divinam nisi Compitalibus in conpito aut in foco ne faciat. Iniussu domini credat nemini: quod dominus crediderit exigat. Satui semen, cibaria, far, vinum, oleum mutuum dederit nemini. [4] Duas aut tres familias habeat, unde utenda roget et quibus det, praeterea nemini. Rationem cum domino crebro putet. Operarium, mercennarium, diutius eundem ne habeat die. [5] Ne quid emisse velit inisciente domino, neu quid dominum celavisse velit. Parasitum ne quem habeat. [6] Haruspicem, augurem, hariolum, Chaldaeum ne quem consuluisse velit. Segetem ne defraudet: nam id infelix est. Opus rusticum omne curet uti sciat facere, ed id faciat saepe, dum ne lassus fiat. [7] Primus cubitu surgat, postremus cubitum eat. Prius villam videat clausa uti siet, uti suo quisque loco cubet et uti iumenta pabulum habeant.

Trad.

[1] Questi sono i compiti del fattore. Usi una saggia amministrazione. Sia rispettato il riposo festivo. Tenga lontano le mani dal denaro, conservi il suo con attenzione. La schiavitù si astenga da liti; se qualcuno ha commesso una colpa, si vendichi in modo giusto secondo la colpa. [2] Non si comporti male nei confronti degli schiavi, non patiscano il freddo e non soffrano la fame; si applichino bene nel lavoro, si terranno più facilmente lontano dal male e dal denaro. Il fattore se non vuole che essi si comportino male, non lo faranno. Se l’ha ammesso, il padrone non tolleri che egli rimanga impunito. Deve esprimere il suo apprezzamento per il lavoro ben svolto, cosicché agli altri risulti piacevole lavorare bene. Il fattore non sia un fannullone, sia sempre sobrio, non vada a cena altrove. Faccia lavorare la servitù, faccia in modo che venga eseguito ciò che il padrone ha ordinato di fare. Egli non deve presumere di sapere di più del padrone. [3]Deve considerare gli amici del padrone suoi amici. Obbedisca a chi gli è stato ordinato di obbedire. Tranne che in occasione dei Compitali non celebri sacrifici nei crocicchi o davanti al focolare. Non faccia credito a nessuno senza l’ordine del padrone: esiga ciò che il padrone ha prestato. Per la semina non darà in prestito a nessuno grano, cibo, pane, vino o olio. [4]Deve avere due o tre famiglie di schiavi, non di più, dalle quali pretendere in prestito e alle quali prestare gli attrezzi da usare. Faccia i conti spesso con il padrone. Non tenga al proprio servizio lo stesso lavoratore o un bracciante stipendiato per più di un giorno. [5] Non voglia mandare fuori nessuna cosa all’insaputa del padrone, e non voglia celare niente a costui. Non abbia alcun sfaccendato. [6]Non voglia consultare alcun aruspice, auguro, indovino o caldeo. Non inganni il campo: infatti ciò porta male. Il padrone si preoccupi che sappia svolgere ogni mansione dell’attività agricola e lo faccia spesso, finché non diventi stanco. [7] Si alzi per primo dal letto, vada ultimo a dormire. Per prima cosa controlli che la fattoria sia chiusa, che ognuno risposi al suo posto e che le giumenta abbiano il cibo.

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