Orazio nacque a Venosa l’8 dicembre del 65 a.C., suo padre era un liberto che, intuendo le capacità del figlio, dedica ogni risorsa alla sua educazione. Dopo aver studiato a Roma presso la scuola di Orbilio, completa la sua formazione ad Atene nel 44 a.C. Dopo essere stato nominato tribunus militum, ritornato a roma, entra in contatto con i circoli epicurei di Napoli ed Ercolano e stringe amicizia con Virgilio. Grazie all’amicizia con Virgilio, Orazio nel 38 a.C. entra a far parte del famoso Circolo di Mecenate con cui stringe rapporti sempre più stretti. Entrato nel circolo si dedica alla scrittura degli Epodi e delle Satire, nel 35 a.C. gli dedica il primo libro delle Satire.
Nel 17 a.C. in occasione dei ludi seculares ovvero, l’insieme dei riti, preghiere e sacrifici per celebrare la fine di un secolo e l’inizio del successivo, Augusto incaricò Orazio di comporre i Carmen saeculare. Il carme di Orazio esalta la nuova epoca di pace e prosperità, il nuovo secolo sotto la Pax Augustea, ed elogia il destino egemonico ed eterno di Roma. Nel carme vi è prima un’invocazione agli dei e poi una rievocazione della leggenda di Enea e l’esaltazione di Augusto.
Gli epodi, introdotti per la prima volta da Orazio, sono una raccolta di carmi composti fra il 41 e il 30 a.C., questa raccolta si ispira al modello Archilocheo, Archiloco fu il primo grande lirico greco. I motivi degli epodi sono vari, si passa da quello dell’invettiva a quello della stregoneria, a quello erotico e a quello civile, il principale è quello dell’invettiva.
Il termine satira deriva da satura lanx, che significa piatto misto e si vuole indicare quel genere letterario nato miscelando vari stili letterari. Le satire, scritte in contemporanea con gli Epodi, hanno lo scopo di far interessare il lettore attraverso le descrizioni di comportamenti ridicoli e attraverso gli attacchi in prima persona a personaggi presi di mira. Questo genere nasce in età repubblicana con il poeta romano Lucilio, Quintiliano l’origine autoctona rispetto al mondo greco: “satura tota nostra est”.
Le Odi (Carmina) di Orazio sono costituite da 103 poesie (scritte a partire dal 30 a.C.) raccolte in quattro libri. Il modello dell’opera è la grande poesia greca di età arcaica, soprattutto Alceo, Anacreonte, Saffo.
Orazio affronta numerosi temi nel suo “canzoniere”:
• La fugacità della vita e l’invito a vivere intensamente ogni attimo (il celeberrimo carpe diem) per sconfiggere la paura della morte, abbandonandosi alle gioie semplici della vita.
• L’aspirazione a una vita semplice e serena, bisogna essere come un saggio, capace di cogliere ciò che la vita veramente offre, senza desiderare altro.
• L’amore e l’amicizia, conforto per l’uomo, portatori di ore serene.
• La patria e la poesia civile: le Odi romane esaltano la grandezza di Roma e il programma augusteo, realizzazione degli ideali etico-religiosi tipici del mos maiorum.
• L’erotismo.
• L’immortalità della poesia.
Carattere che pervade l’opera di Orazio è la ricercatezza del formale. Frutto del Labor lime quindi la revisione, scelta del vocabolo.