Come Fetonte, il quale fa che i padri siano ancora scarsi nell’accondiscendere alle domande dei figli, si presentò a Cimene sua madre per accertarsi se egli fosse veramente il figliuolo di Apollo; cosi ansioso ero io e tale ero conosciuto e da Beatrice e dal santo lume di Cacciaguida, che prima aveva mutato luogo per me [dal destro braccio della croce si era recato a piè di essa per avvicinarglisi]. – Per cui la mia Donna mi disse: «Manda fuori la vampa del tuo desiderio in modo che esso, manifestatosi, si mostri ardente nelle parole come è nel tuo interno; non affinché la nostra cognizione cresca per le tue parole, ma affinché ti avvezzi a manifestare la tua brama sì che l’uomo appaghi la tua anima del desiderio ardente che ha di sapere». «O cara pianta della mia famiglia che sì ti levi in su mirando in Dio che è il punto in cui si accoglie il presente, il passato e il futuro vedi, prima che avvengano, le cose che il tempo porterà, colla stessa evidenza con cui le umane menti vedono che in un triangolo non possono esser contenuti due angoli ottusi, sappi che mentre io ero congiunto a Virgilio, salendo il monte che purga le anime dai peccati e discendendo nel mondo della gente morta [nell’Inferno] mi furono dette sulla mia vita futura, parole di tristeannunzio, sebbene io mi senta forte come un tetragono ai colpi della sventura. Per la qual cosa la mia voglia sarebbe contenta d’intendere qual fortuna mi si appressa; poiché una saetta prevista fa meno colpo e meno dolore». Così io dissi a quella stessa luce di Cacciaguida che prima mi aveva parlato e così la mia voglia fu manifestata come Beatrice mi aveva comandato. – Né quell’amoroso mio progenitore, nascosto entro il suo proprio splendore, per il quale si rendeva visibile, rispose con quelle parole ambigue – onde gli stolti idolatri erano invescati prima che fosse ucciso l’Agnello di Dio che toglie i peccati, ma ben rispose con chiare parole e con precise espressioni in questo modo: «La serie contingente degli umani avvenimenti, la quale non esce fuori dal volume dell’ordine naturale, è tutta presente agli occhi di Dio. Quindi però non prende necessità la detta serie contingente come lo scendere d’una nave dietro alla corrente del fiume non è necessitato dall’occhio che la sta a guardare. Da indi, come da organo viene all’orecchio dolce armonia, così mi viene alla vista della mente il tempo che ti si apparecchia. Come Ippolito partì da Atene per opera della sua spietata e perfida matrigna, così ti bisogna partire da Firenze. ¬ Questo tuo esilio si vuole e si cerca già per ogni via e ben presto riuscirà a chi ha interesse di ottenerlo là [presso la curia romana] dove tutto dì per acquisti temporali si fa mercato di Gesù Cristo. La colpa, al dir della gente, andrà addosso alla sorte che avrà la peggio, secondo il solito; ma la vendetta che ne seguirà sarà testimone al vero oltraggiato da cui si dispensa la vendetta della falsità e della ingiustizia. Tu lascerai ogni cosa a te più cara; e questa è quella ferita che prima viene a dilaniare l’anima dell’esiliato. Tu proverai come è amaro il pane che si mangia in casa d’altri e come è duro lo scendere e il salire per le scale altrui. E ciò che ti sarà più duro a sopportare sarà la compagnia malvagia colla quale tu cadrai in questa miseria dell’esilio; e questa compagnia ingrata, matta ed empia, ti si farà nemica, ma poco appresso non tu, ma essa, ne avrà la faccia rossa per la confusione e la vergogna. – La condotta e il fine della sua impresa proverà in modo tale la sua bestialità che a te sarà onorevole l’esserti separato dai loro consigli e aver fatto partito da te solo. Il tuo primo rifugio e il primo albergo, sarà la cortese ospitalità del gran Lombardo [uno degli Scaligeri di Verona la cui insegna era una scala sormontata da un’aquila, chiamata santo uccello], che ha per insegna una scala sormontata da un’aquila; il quale Lombardo avrà tal benigno riguardo verso di te che fra voi due il dare, comunemente preceduto dal chiedere, sarà primo [il beneficio precederà la richiesta]. Con questo gran Lombardo vedrai colui [il giovinetto Cane] che nel punto del nascere, da questa guerriera stella di Marte ricevette tale influsso che le sue belliche gesta saranno degne di esser notate nella storia. Le genti ancora non se ne sono accorte per la sua giovine età, perché ha solamente nove anni. Ma prima che Clemente V di Guascogna inganni l’eccelso Arrigo VII, appariranno segni luminosi della sua virtù nel non far conto né di denaro né di fatica. – In lui e nei suoi benefici riponi le tue speranze. Per lui avverrà una grande rivoluzione in molte genti cambiando la loro condizione i ricchi e i mendici; e di lui ne porterai scritte nella tua memoria, senza palesarle ad alcuno, queste cose che io ti predico». E disse cose incredibili a colui che coi propri occhi vedrà. Poi soggiunse: «Figlio, queste sono le interpretazioni di quanto ti fu rivelato nell’Inferno e nel Purgatorio; ecco le preparate sventure che ti si paleseranno tra pochi anni. Io non voglio però che tu invidi i tuoi concittadini che hanno trionfato sopra di te, poiché la tua vita durerà oltre quel tempo in cui saranno punite le loro perfidie». – Poiché l’anima santa [Cacciaguida] tacendo si mostrò disposta a chiarirmi intorno a quelle cose delle quali avevo già qualche notizia, io cominciai come fa uno che, in un suo dubbio, brama consiglio da persona che ha perspicacia di mente e rettitudine di volontà e cuore di vero amico: «Padre mio, io vedo bene come il tempo corre e si affretta verso di me, per darmi tal colpo, che è più grave a chi più si sbigottisce e si perde d’animo: per cui è bene che io mi armi di provvidi consigli, cosicché, se mi è tolta la mia cara patria, io non abbia a perdere altri luoghi di asilo per cagione del mio franco e ardito parlare. Percorrendo io le vie dell’Inferno ove, il dolore, è interminabile e salendo il monte [del Purgatorio] dalla cui cima gli occhi di Beatrice mi alzarono al cielo; e poscia salendo per il cielo di stella in stella, ho io appreso quello che, se sarà da me narrato, a molti recherà dispiacere; e se per timore mi astengo dal manifestare la verità, temo di restar senza fama presso i posteri». La luce, in cui brillava di gioia l’amatissimo mio trisavolo, pregio e splendore della mia famiglia che io trovai lì, prima si accese di maggiore splendore come uno specchio d’oro irradiato dal sole; indi rispose: «Una coscienza macchiata da vergognose azioni, sia proprie o dei propri congiunti, soltanto essa potrà sentire acerbo il tuo parlare. Ma nonostante, allontana ogni menzogna, manifesta tutto ciò che hai veduto nei tre regni e lascia pure che si dolga chi si sente ferire, poiché, se la tua parola nel primo gusto sarà molesta, poi, quando sarà digerita, lascerà vitale nutrimento. Questo tuo gridare farà come il vento il quale percuote le più alte cime e ciò è indizio di animo molto generoso. Però in queste sfere celesti e nel monte del Purgatorio e nella valle dolorosa dell’Inferno, ti sono mostrate solamente le anime che sono note per fama; poiché l’animo di chi ascolta non si acquieta né dà fede agli esempi se questi sono tolti da persone basse o sconosciute – né dà fede a qualsiasi altro argomento che non si mostri assai manifesto o evidente.
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