Dante cammina a fianco di Oderisi finché Virgilio non lo esorta ad andare avanti e ad abbassare lo sguardo a terra: il poeta si accorge allora che il pavimento della cornice del primo girone è istoriato delle immagini di esempi celebri di superbia punita, immagini che, per la perfezione della tecnica pittorica, suscitano in Dante grande ammirazione. Esse rappresentano, in sequenza, i casi di Lucifero, di Briareo, dei Giganti sterminati a Flegra, di Nembrot, Niobe, Saul, Aracne, Roboam, Erifile, Sennacherib, Ciro e Tamiri, Oloferne, e infine di Troia. Ma il tempo incalza (è già passato mezzogiorno) e Virgilio richiama l’attenzione del poeta su un angelo vestito di bianco e sfolgorante di luce. Dopo aver aperto le braccia e dispiegato le ali, l’angelo invita i due pellegrini a salire, tramite una gradinata stretta e incavata nella roccia, al secondo girone, quello degli invidiosi. Durante l’ascesa Dante avverte una sensazione di leggerezza e Virgilio, interrogato in merito, gli spiega come essa sia destinata ad aumentare dal momento che, salendo, egli si libererà via via dai sette peccati simbolicamente inscritti quali “P” sulla sua fronte: il poeta allora sente con le dita che in effetti di esse ne rimangono solo sei.
Fonti: italica.rai.it