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Riassunto – Canto 30° – Inferno – Divina Commedia

Improvvisamente compaiono due anime, pazze di furore: l’una si avventa su Capocchio da Siena, e azzannandolo al collo lo trascina, l’altra su Griffolino. Ma prima di essere sbranato, l’aretino rivela a Dante l’identità e il peccato dei due: sono il fiorentino Gianni Schicchi e Mirra, che si finsero un’altra persona per ottenere favori da un testamento l’uno, l’altra per commettere adulterio con il padre. Quindi a Dante appare un dannato, con il ventre rigonfio per l’idropisia, che confessa di essere maestro Adamo, e di aver falsificato il fiorino di Firenze su incarico dei conti Guidi da Romena, nel Casentino. Su invito di Dante, maestro Adamo denuncia l’identità di due suoi compagni di pena che sembrano fumare per la febbre: l’una è la moglie di Putifarre che accusò ingiustamente Giuseppe, l’altro falsario di parola è il greco Sinone che, fingendosi amico, convinse i troiani a far entrare il cavallo dell’inganno in città. Sinone reagisce alla denuncia di maestro Adamo, e i due danno vita a una rissa fatta di tragicomici colpi e di reciproche accuse. Dante rimane intento a seguire la lite fino a che non lo distolgono i rimproveri di Virgilio per aver dimostrato tanto volgare interesse.

Fonti: italica.rai.tv

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