Dante si accorge di essere salito al terzo cielo per il fatto che Beatrice risplende maggiormente, e vede nuovi bagliori muoversi in giro a diversa velocità. Uno spirito si avvicina e comincia a parlare spiegando che lì le anime si muovono con il coro dei Principati, ai quali il poeta aveva indirizzato la canzone Voi che ‘ntendendo il terzo ciel movete; dopo l’annuire di Beatrice, il poeta chiede allo spirito chi sia. Dalla sua risposta Dante riconosce l’anima di Carlo Martello e gli chiede di risolvere un dubbio: come possa, da un buon seme, nascere un frutto cattivo. Lo spirito spiega che il sommo bene fa in modo che la provvidenza possa influire sulla terra attraverso le influenze celesti, imprimendo ai mortali diverse disposizioni che si concretano nella società nelle molteplici disposizioni umane. L’influsso dei cieli, tuttavia, non distingue una famiglia dall’altra e dunque può accadere che due fratelli siano fra loro completamente diversi: se la provvidenza non agisse in tal modo la natura dei figli sarebbe sempre uguale a quella dei padri. Sciolto questo dubbio, Carlo Martello aggiunge un ultimo “corollario”: se la natura non è assecondata dalla fortuna fa sempre una cattiva prova e può avvenire che molti uomini costretti a non assecondare le proprie naturali inclinazioni fuoriescano dalla retta via.
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